L’apertura mentale

“L’apertura mentale non è una frattura del cranio”.

Questa famosa frase, apparentemente ironica, nasconde invece un significato ben più profondo: ci dice che la maggior parte delle persone non ha la minima idea di cosa significhi davvero essere mentalmente aperti.

La cosa ironica di tutto ciò, è che quasi tutti pensano di esserlo, così come quasi tutti pensano di essere bravi, onesti, intelligenti.

Citando un’altra frase molto popolare, attribuita ad Alejandro Jodorowsky, il concetto è questo: “Lo stupido non sa, però crede di sapere. Il saggio non sa, però sa di non sapere. Quando lo stupido sa, non sa di sapere. Quando il saggio sa, sa di sapere.”

Ma cos’è l’apertura mentale? Da dove deriva? E, soprattutto, si può allenare?

 

Apertura mentale: cos’è

Citando Wikipedia, “l’apertura mentale è uno dei cinque tratti fondamentali utilizzati per descrivere la personalità umana nel modello teorico dei Big Five (uno dei più condivisi e testati). Questa dimensione coinvolge sei sfaccettature, o sotto-dimensioni, ovvero l’immaginazione attiva (fantasia), la sensibilità estetica, l’attenzione ai sentimenti interiori, la preferenza per la varietà e la curiosità intellettuale. Una grande quantità di ricerche psicometriche ha dimostrato che questi tratti o qualità sono significativamente correlati, pertanto l’apertura mentale può essere vista come un tratto della personalità globale costituito da un insieme di sotto-tratti, abitudini e tendenze specifici che si raggruppano insieme.

L’apertura mentale tende a essere normalmente distribuita, con un piccolo numero di individui che ottengono un punteggio estremamente alto o basso, e la maggior parte delle persone che ottiene un punteggio medio. Le persone che ottengono un punteggio basso in termini di apertura mentale tendono a essere convenzionali e tradizionali nella loro visione e comportamento. Preferiscono le routine familiari alle nuove esperienze e generalmente hanno una gamma di interessi più ristretta. D’altro canto, l’apertura mentale ha relazioni positive con tratti quali creatività, intelligenza e desiderio di conoscenza.”

Riportando la questione alla nostra quotidianità, l’apertura mentale può essere intesa come assenza di pregiudizi, predisposizione all’ascolto e alla tolleranza del diverso (in termini di opinioni, abitudini, culture, ecc.), inclinazione positiva nei confronti delle novità e dei cambiamenti.

Inutile dire che, approcciando la cosa in modo intellettualmente onesto, la società in cui viviamo ne è in larga misura decisamente priva.

Ma da dove derivano apertura e chiusura mentale?

 

Apertura (o chiusura) mentale: da dove derivano

Poiché le teorie psicologiche affermano si tratti di qualcosa di correlato all’intelligenza, sicuramente con una mente aperta, in buona misura, ci si nasce.

Allo stesso tempo, proprio come l’intelligenza, è un elemento che può essere potenziato (o depotenziato).

Ecco allora che il livello di apertura mentale deriva in gran parte dall’educazione che abbiamo ricevuto: come sappiamo, il bambino prende a modello la tribù (la famiglia e i primi insegnanti). Di conseguenza, avere a fianco persone di mentalità aperta, che stimolano il bambino a ragionare con la propria testa, che evitano di manifestare pregiudizi e che si mostrano aperte ai cambiamenti favorirà lo sviluppo di questa attitudine.

Al contrario, se la famiglia ha sempre manifestato chiusura nei confronti del diverso, ha imposto le proprie convinzioni senza possibilità di dibattito o obbligato il piccolo a fare o pensare in un certo modo “Perché sì/perché te lo dico io”, è facile che ne derivi un adulto di mentalità chiusa.

Un altro elemento, strettamente correlato al precedente, che determina l’ampiezza dell’apertura mentale di una persona, deriva sicuramente dalle esperienze che fa e dalle persone che frequenta.

Se una persona è abituata a fare sempre le stesse cose, interagire sempre con le stesse persone e visitare sempre gli stessi luoghi, si costruirà una zona di comfort molto limitata, dalla quale non sarà facile uscire. Di conseguenza, non ci sarà né la voglia, né il coraggio di interagire con cose/persone diverse.

Infine, a livello puramente tecnico, bisogna dire che il cervello funziona come un muscolo: meno lo si allena (ossia, meno lo si stimola a fare cose nuove), minori saranno le sue sinapsi, la sua plasticità, la sua reattività. Ed essendo il cervello notoriamente pigro, è facile constatare come si tratti, spesso, di un circolo vizioso: meno esperienze ho fatto, meno probabilmente avrò voglia di farne.

 

Apertura (o chiusura) mentale: come potenziarla

Per prima cosa, come per tutto nella vita, bisogna prendere umilmente consapevolezza del fatto che, magari, non abbiamo una grande apertura mentale e, quindi, bisogna voler migliorare la situazione.

In secondo luogo, il lavoro da fare riguarda il modo in cui interagiamo con gli altri e i pensieri che facciamo: ogni volta che ci chiudiamo nei confronti di qualcuno o qualcosa, dovremmo ragionare e chiederci se questo nostro atteggiamento deriva da fatti oggettivi (esempi: “Non voglio avere a che fare con quella persona perché ha fatto del male a tanti altri”, “Non voglio cambiare lavoro perché sarebbe rischioso e in questo momento non me lo posso permettere, dato che ho molte spese”, “Non mangio i funghi perché li ho assaggiati tante volte e so che non mi piacciono”, ecc. ), oppure da pregiudizi che, di razionale, hanno ben poco (esempi: “Non voglio assaggiare quella cosa perché non l’ho mai fatto”, “Non me la sento di viaggiare perché chissà cosa troverò in quel posto”, “Non voglio ascoltare il parere altrui perché io ho sempre creduto a questo”, “Non voglio sperimentare quella cosa perché ho sempre fatto così”, ecc.).

In tal senso, il dialogo interno, ossia il modo in cui comunichiamo con noi stessi, è fondamentale: dobbiamo accorgerci di ciò che ci stiamo dicendo e ricordarci che quella vocina è nostra e, dunque, la possiamo gestire e trasformare in concetti diversi. È solo una questione di pratica.

Infine, un modo per allenare l’apertura mentale è munirsi di una buona dose di coraggio e buttarsi in esperienze nuove: viaggiare verso posti lontani e completamente diversi rispetto a quello in cui si vive (assaggiando i piatti locali, immergendosi nella cultura del posto, parlando con i suoi abitanti, ecc.), interagendo con persone molto diverse da noi e ascoltandole davvero, prendendosi ogni tanto qualche rischio calcolato. In questo modo, il cervello aumenterà le sue sinapsi, il che si tradurrà nella capacità di ragionare più velocemente e, soprattutto, di riuscire a trovare molte più soluzioni e punti di vista rispetto alla singola questione.

Perché, chiudendo con un’altra frase molto conosciuta, “La mente è come un paracadute: funziona solo quando è aperta”!

 

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